La presa in carico e la cura delle patologie oncologiche radioresistenti, inoperabili e rare si avvale di trattamenti avanzati che in Italia trovano un ambiente di eccellenza e primato a livello mondiale. L’Adroterapia, ossia quella forma di radioterapia che utilizza le particelle di ioni carbonio e protoni per distruggere le cellule tumorali è di casa a Pavia e da 10 anni è praticata al Centro nazionale per l’adroterapia oncologica (CNAO), fondazione privata senza scopo di lucro istituita dal Ministero della Salute nel 2001. Qui si parla di futuro al tempo presente e nell’ambito della ricerca clinica e della sperimentazione terapeutica è il mondo intero a prendere appunti.
Cos’è e come funziona l’adroterapia
Non sarebbe corretto descrivere la finalità dell’adroterapia e il funzionamento di questa tecnica senza parlare dell’attività del CNAO di Pavia. Il centro italiano è, infatti, uno dei 6 nel mondo in grado di effettuare l’adroterapia sia con protoni che con ioni carbonio e contribuisce con la sua equipe multidisciplinare alla ricerca e all’innovazione tecnologica per lo sviluppo di questa particolare branca della terapia radiologica.
Il Ministero della Salute italiano riconosce l’adroterapia e dal 2017 questa metodologia rientra nei nuovi Livelli Essenziali d’Assistenza (LEA) ma nuove prospettive terapeutiche sono il fulcro di questo polo per la ricerca e la cura. Ne parliamo con Maria Rosaria Fiore, specialista in Patologie della colonna vertebrale, del distretto pelvico e Patologia oculare al CNAO.
“Il CNAO è dotato di un sincrotrone, una macchina sofisticata e di grandi dimensioni (29 mt di diametro) in grado di accelerare sia protoni che ioni carbonio mediante fasci fissi che, sebbene di grande efficacia, non permettono geometrie di campi multipli che consentono di colpire i tumori da molteplici direzioni ottimizzando i trattamenti e riducendo ancor di più l’irradiazione di parti sane – dichiara Fiore -. Tale esigenza clinica ci ha guidati verso un’ulteriore innovazione del centro, ovvero l’implementazione di un acceleratore di protoni dotato di “Gantry”, una testata rotante che permette di irradiare da diverse angolazioni regioni dell’organismo difficili da trattare per la presenza di molteplici organi a rischio. L’ottimizzazione della geometria dei campi di trattamento porterà anche a una più ampia indicazione terapeutica, come il trattamento dei tumori toraco-addominali”.
La sperimentazione di Adroterapia con il Boro
Ulteriore innovazione del centro sarà la Boron Neutron Capture Therapy (BNCT) – prosegue il medico -: si tratta di una tecnica di radioterapia che si basa sull’utilizzo di boro e neutroni. Il boro, veicolato da sostanze non radioattive, è iniettato nel paziente e viene assorbito dalle cellule tumorali in maniera più intensa rispetto a quelle sane grazie al loro differente metabolismo. La fase successiva è l’irradiazione del paziente, nella zona di interesse, con un fascio di neutroni. L’interazione tra neutroni e il boro presente ad alte concentrazioni nelle cellule tumorali, provocherà una reazione con produzione di particelle in grado di danneggiare in maniera significativa le cellule tumorali. Anche questa terapia non ha ampio raggio in tutto il mondo ma si riconoscono già buoni risultati sul trattamento dei tumori cerebrali e sui tumori testa collo in termini di controllo della malattia e bassa tossicità”.
Come funziona l’adroterapia
“L’Adroterapia è una delle armi per i trattamenti oncologici e in quanto tale non può essere considerata da sola – prosegue Fiore -. L’approccio multidisciplinare è fondamentale per la cura dei tumori in particolare per i tumori rari che richiedono una competenza specifica proprio per la loro rarità. L’adroterapia si inquadra nel ventaglio delle possibilità terapeutiche per la cura dei tumori. E’ particolarmente utile per la cura dei tumori radioresistenti per cui si utilizza il carbonio, particella che provoca un maggiore danno a tumori che non rispondono alla radioterapia convenzionale.
Entrambi, protoni e ioni carbonio, sono dotati della capacità di rilasciare la dose in maniera selettiva, quindi sono entrambi utili per i trattamenti di tumori in sedi “difficili” ovvero circondati da organi che sarebbero danneggiati severamente da dosi alte e che invece le particelle riescono a risparmiare. L’utilizzo di tali potenzialità e la combinazione dell’adroterapia con le altre strategie, chirurgia, terapia medica e radioterapia con fotoni, va definito nell’ambito di una discussione multidisciplinare”.
Quali tumori sono trattati con l’Adroterapia
Il decreto sui nuovi LEA prevede trattamenti di adroterapia (protoni e ioni carbonio) per:
- cordomi e condrosarcomi della base del cranio e del rachide
- tumori del tronco encefalico e del midollo spinale
- sarcomi del distretto cervico-cefalico, paraspinali, retroperitoneali e pelvici
- sarcomi delle estremità resistenti alla radioterapia tradizionale (osteosarcoma, condrosarcoma)
- meningiomi intracranici in sedi critiche (stretta adiacenza alle vie ottiche e al tronco encefalico)
- tumori orbitari e periorbitari (ad esempio seni paranasali), incluso il melanoma oculare
- carcinoma adenoideo-cistico delle ghiandole salivari
- tumori solidi pediatrici
- tumori in pazienti affetti da sindromi genetiche e malattie del collageno associate ad un’aumentata
radiosensibilità - recidive che richiedono il ritrattamento in un’area già precedentemente sottoposta a radioterapia
“Incurabile è una parola forte difficile da gestire in oncologia – prosegue la specialista del CNAO -. Purtroppo nel nostro campo ci sono malattie che a un certo punto non rispondono più ai trattamenti. Le strategie terapeutiche sono oggi sempre più all’avanguardia: le tecniche chirurgiche sono sempre più sofisticate, la ricerca della terapia medica oncologica avanza rapidamente, mentre l’adroterapia rappresenta un progresso nell’ambito della radioterapia. Rispetto a tali evoluzioni i risultati delle cure in campo oncologico sono migliorati in modo impressionante rispetto al passato.
Ad oggi il CNAO ha trattato più di 3.000 pazienti, nel rispetto delle istologie menzionate. In considerazione del tempo totale di attività clinica e, non meno importante del tempo di follow-up dei nostri pazienti, i dati sono in corso di analisi. Da una valutazione preliminare possiamo dire che i nostri risultati non si discostano dai risultati incoraggianti di centri attivi da più tempo. Alcuni dei nostri risultati già analizzati sono stati pubblicati su riviste scientifiche.”
Effetti collaterali e vita attiva dei pazienti in adroterapia
“Nessuna terapia oncologica è scevra da effetti collaterali – conclude Maria Rosaria Fiore – la comparsa di effetti collaterali dipende molto da quanto la malattia coinvolge tessuti sensibili e dallo stato iniziale del paziente sebbene l’adroterapia ci permette di dare le dosi in maniera più selettiva. In ogni caso con l’adroterapia gli effetti collaterali sono più contenuti e spesso i pazienti che iniziano il trattamento in buone condizioni possono svolgere una vita normale anche durante la terapia. Inoltre, le sedute di trattamento hanno una breve durata e sono quotidiane: questo permette di seguire i pazienti costantemente dal punto di vista clinico con la possibilità di instaurare una relazione tra paziente e personale medico-tecnico –infermieristico, figure coinvolte nella esecuzione/gestione della terapia in toto”.