Sarà che chi dorme non piglia pesci ma anche chi è sempre sveglio non è che faccia tutta questa pesca grossa. Un sonno mancato o turbolento non soltanto rovina la giornata – e a chi non è mai capitato – ma nel lungo periodo può causare problemi più seri alla salute fisica e mentale. Gli effetti di un sonno di alta o scarsa qualità, infatti, agiscono su ambiti anche molto diversi del nostro benessere, ad esempio:
- Dormire bene la notte incide profondamente sul sistema immunitario e risulta efficace nel combattere le malattie infettive (Archives of Internal Medicine).
- Dormire poco è un rischio per la salute degli uomini in particolare che hanno così probabilità maggiori, oltre l’80%, di soffrire di ipertensione rispetto ad altri soggetti (Hypertension online).
- Le persone che hanno un sonno molto disturbato, ad esempio soggetti che scalciano o gridano mentre dormono, sviluppano con più probabilità malattie neurodegenerative come il Morbo di Parkinson o la demenza (McGill University di Montreal, Canada).
- Russare può diventare causa di aterosclerosi e fattore di rischio per l’ictus in quanto questo disturbo del sonno è associato alla produzione di placche nelle arterie carotidi del collo che trasportano il sangue al cervello (Sleep).
- L’insonnia è più spesso causa, e non conseguenza, di disturbi dell’umore come depressione e ansia (The Lancet Psychiatry).
Ma come dormono gli italiani?
Secondo uno studio del 2019 realizzato dai ricercatori dell’Istituto Superiore di Sanità (ISS) – con l’Università Bocconi e l’Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri, in collaborazione con l’Istituto Doxa e pubblicato lo scorso anno sulla rivista Scientific Reports – quasi un Italiano su tre dorme un numero insufficiente di ore mentre una persona su sette riporta una qualità insoddisfacente del proprio sonno. I disturbi del sonno in Italia sembrano diffusi soprattutto nella fascia di popolazione più anziana e in chi ha un livello socioeconomico medio basso. Anche chi fuma ha più probabilità di
sviluppare criticità nel dormire un tempo sufficiente per notte, che dovrebbe essere di circa 7 ore.
Questi dati sono il frutto di una indagine condotta prima della diffusione della pandemia da Coronavirus: a conferma che la qualità del sonno per una ampia fetta di italiani fosse una conquista ancora da raggiungere già prima dell’arrivo del Covid 19. La diffusione del pericoloso virus, le sue conseguenze su chi ha contratto la malattia e sul generalizzato stato di preoccupazione e frustrazione che le normative per il contenimento del contagio hanno suscitato sono state dunque un amplificatore di un problema già piuttosto esteso.
L’impatto del Covid sul sonno degli italiani
Un più recente approfondimento sta tentando di fare luce su come l’emergenza sanitaria abbia inciso sulla qualità di vita nel nostro Paese. I risultati preliminari dello studio “Lost in Italy” confermano una sostanziale crescita dei disturbi associati del sonno con l’avvento della pandemia. Infatti, gli Italiani che riferiscono di dormire un tempo non sufficiente sono aumentati del 22% e coloro che dichiarano un sonno di qualità insoddisfacente sono più che raddoppiati (+128%)”.
Il monitoragio è tuttora in corso con l’obiettivo di monitorare la situazione epidemiologica del sonno e la sua evoluzione nel
tempo. “Il sonno – si legge in un documento dell’Università Bocconi di Milano – costituisce infatti un fondamentale indicatore di salute che merita di essere oggetto di politiche sanitarie per il cittadino e per il lavoratore”.
Cosa aiuta gli italiani a dormire meglio
Quando le regole di igiene del sonno non bastano ad assicurare un riposo ristoratore, il ricorso a un aiuto esterno diventa per molti una necessità. E lo è stato ancora di più nell’anno del lockdown e delle prime ondate di pandemia: l’acquisto di integratori alimentari (in particolare vitamine, minerali e immunostimolanti) ha fatto registrare una crescita vigorosa del 36% in valore e del 38% in volume di acquisti. I prodotti per il sonno, nello specifico, hanno visto un aumento a valore del 37,1% e a volume del 28,8% secondo le stime di Federsalus sull’anno 2020”.